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COPYRIGHT

AUTORE DI TESTI E IMMAGINI:
MARTINA VERZASCONI BARONCHELLI

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(Stato 1° gennaio 2011)
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15 aprile 2013

Incontri unici che ti lasciano per sempre l'impronta nel cuore, con persone speciali

È un po' che manco e che non scrivo più sul mio blog e probabilmente qualcosa d'ora in poi cambierà.
Questa avventura che vi sto per raccontare mi ha profondamente cambiata e segnata dentro.
Durante il mese di luglio 2012 mio marito stava pensando con largo anticipo ai regali di Natale. Inizialmente conoscendo la mia passione e il mio amore per l'Africa aveva pensato ad un viaggio nel Continente Nero. Essendoci però dei problemi logistici su come e a chi lasciare i nostri cani ripiegò su qualcos'altro di più vicino. La mia seconda passione più grande sono i lupi, così una sera Davide mi disse: "E se per Natale ti portassi a visitare un parco di lupi in Germania?"
Così mi fece vedere quello che aveva trovato. C'erano due parchi in particolare che attirarono l'attenzione di Davide, il primo si trovava a Merzig, sul confine con il Lussemburgo il Wolfspark di Werner Freund e un secondo vicino ad Amburgo, dove si poteva soggiornare una due settimane con i proprietari del parco ed aiutarli ad accudire i lupi e i loro esemplari di lupi cecoslovacchi. C'era la possibilità di dormire nel parco, con tutti gli altri ospiti (insomma fare la gavetta). In entrambi i parchi si potevano portare i cani.
Davide, mi fece subito notare che il Wolfspark era interessante in quanto si poteva vedere il Signor Freund interagire con i suoi lupi.
Io invece ne avevo trovato uno in Austria nei pressi di Vienna, dove per la modica somma di 100€ potevi passeggiare con un lupo vero. Insomma Davide puntava per portarmi a Merzig, io ero indecisa... finchè alla fine arrivò Natale e il progetto di visitare il parco di lupi era rimasto in stand by. Nel frattempo ci recammo ad Arth-Goldau al Tierpark per osservare i lupi europei.

Nel mese di gennaio 2013 l'educatrice cinofila ed allevatrice Katia Verza mi mostrò un video, essendo in tedesco mi chiese di farle un piccolo riassunto su quello che veniva detto.
Guardai il video e devo dire che rimasi prima un po' basita.
La persona che parlava era anziana, parlava di lupi. Poche parole, mi sembrava uno che, come si dice da noi, ti da poca "sterza" e non molto disponibile nel raccontare le sue esperienze.

La sera lo mostrai a mio marito e gli dissi: "mi piacerebbe visitare questo parco".
Beh mio marito ci aveva visto bene, era proprio il Wolfspark del Signor Freund che lui voleva portarmi a visitare.

Chiamai Katia per dirle cosa diceva il video, anche lei desiderava moltissimo visitare il parco, decidemmo così di andarci insieme. Lessi sul sito che la prima domenica di ogni mese il Signor Freund intergiva pubblicamente con i suoi lupi, ma non era possibile incontrarlo privatamente.
Compresi perfettamente il motivo in quanto se tutti i visitatori volessero interagire con lui poverino, non si salverebbe più, inoltre essendo un po' in avanti con gli anni (a marzo di quest'anno ha raggiunto le 80 primavere), mi resi perfettamente conto che aveva bisogno di privacy e tranquillità. Inoltre di primo acchito non mi sembrava molto disponibile a parlare con il pubblico o con gli ospiti come sono state altre persone.
Lavorando giornalmente con gente e vips importanti nel mondo della musica mi rendevo perfettamente conto dell'impossibilità della cosa.
Navigando nel suo sito sempre più incuriosita da questa persona, semplice, umile, ma di poche, pochissime parole, acquistai tutti i suoi libri e DVD.
Anche i suoi DVD e libri rispecchiavano il suo essere un po' "selvatico".

Personalmente ritengo che non ci possiamo limitare a giustificare il comportamento di un cane, senza prima aver compreso il motivo di tale comportamento.
Se vogliamo farlo dobbiamo andare a monte, e conoscere imparare a comprendere l'animale che diede origine al cane che conosciamo oggi: il lupo. Werner Freund mi sembrava uno che i lupi li conosce proprio bene.
Per quanto trascorra giornate su giornate a guardare i miei cani, vada a sentire stage, frequento le giornate di Katia, macino chilometri su chilometri, lavoro come assistente presso una cinofila, mi sembra di non essere sempre in deficit di qualcosa. So che non avrò mai tutte le risposte, ma sicuramente queste esperienze sono un bagaglio importante della nostra vita, che in qualche modo ci arricchiscono, magari non ce ne rendiamo conto subito... ma con il tempo ci tornano utili.

Lessi su internet che c'era stato qualche fortunato che aveva potuto incontrare il Signor Freund di persona. Sarebbe stato davvero splendido se avessimo potuto anche scambiare due parole con lui.
Così mi dissi che avrei provato a scrivere un fax al numero del Wolfspark per chiedere se fosse stato possibile poter parlare anche solo 5 minuti con il Signor Freund.

Avendo letto i suoi libri e visto i suoi DVD, mi resi subito conto che il Signor Freund non era un amante della tecnologia. Cosi mi armai di carta e penna e gli scrissi a mano una breve lettera in cui mi presentai brevemente e gli chiedevo nonostante non fosse sua abitudine farlo, di poterlo incontrare personalmente, per porgli qualche domanda Non nutrivo molte speranze, ma ci avevo provato.
Impiegai mezza mattina a scrivere il fax in quanto siamo talmente abituati a scrivere al computer che non sappiamo quasi più scrivere a mano, per spedirlo invece ci impiegai molto di più, riuscii ad inviarlo dopo due giorni di tentativi.
Passarono i giorni senza sentire nulla. Katia ed io pensammo: ma si, in fondo possiamo andare comunque a vedere il parco e chiediamo le informazioni ai membri del suo staff, sicuramente sapranno dirci qualcosa anche loro, in fondo ci lavorano. Nella vita bisogna sapersi accontentare.
Non volevo insistere  in quanto non è mia abitudine assillare le persone, ma mi dissi qualora non avessi avuto una risposta verso fine mese avrei chiamato il numero sul sito, certa che mi avrebbero risposto picche.

Bene venerdì 22 marzo, mi stavo recando in Conservatorio, mi capitò sottomano il fax che avevo spedito al Signor Freund. Mi ero ripromessa di richiamarlo dopo il 23 di marzo in quanto in quei giorni ero molto occupata.
Guardai i fogli sorridendo pensando: "ma figurati se mi chiamerà... se dovesse chiamare tutti quelli che gli scrivono o lo tampinano..."
Scesi dall'auto e mi recai al lavoro. Mentre salivo le scale mi squillò il cellulare... un numero dalla Germania. Subito riconobbi il numero del Wolfspark di Merzig. Non feci in tempo a rispondere. Successivamente ricevetti un'altro squillo, dopo di che richiamai io.
Mi rispose il Signor Werner Freund in persona. Rimasi un attimo senza parole, in quanto mi aspettavo di parlare con un segretario o un'assistente. Nonostante abbia girato la Germania in lungo e in largo, inizialmente feci molta fatica a comprenderlo, poi naturalmente ero anche emozionata... ma dopo averci fatto l'orecchio riuscii a comprenderlo senza troppi problemi.

Innanzitutto si dimostrò molto gentile ma soprattutto molto disponibile, la mia impressione che fosse un tipo di poche parole risultò veritiera. Senza troppi fronzoli disse di aver ricevuto il mio fax, e di averlo letto attentamente. Mi disse subito: "i suoi cani non sono nè lupi nè cani, è importante che io li veda, avrei piacere che venisse a trovarmi con loro, sempre che la salute mi assisterà".
Io ero un po' incredula e gli risposi: "Scusi, vorrei essere sicura di aver capito bene, accetta di incontrarci e vuole che porto anche i miei cani?" Lui mi rispose: "Si certo, così mi fa le domande che vuole".
Al che ero emozionatissima, gli chiesi quando era disponibile ad incontrarci. Lui mi chiese se vivevo molto lontano. Gli risposi che vivevo nella parte sud dalla Svizzera, lui volle sapere esattamente dove visto che conosceva Lugano, ma quando gli dissi dove abitavo, scoprii che conosceva molto bene anche Locarno. In ogni caso mi disse: "Mi dica quando vorrebbe venire che io guardo il mio calendario". Gli proposi il week end del 13-14 aprile. Lui mi disse: "Va bene. Prenda una camera qui vicino, e sabato 13 vi aspetto."
Gli chiesi a che ora avremmo dovuto essere da lui, lui mi disse: "Beh lei venga qui il giorno 13, quando è qui mi chiama ed io arrivo... mi raccomando, porti i suoi cani."
Lo ringraziai molto per il suo tempo e per avermi contattata, lui sempre molto gentilmente mi ringraziò a sua volta. E la telefonata terminò li, dopo 7 minuti.
Ero emozionatissima chiamai immediatamente Katia ed insieme cominciammo ad organizzare nostro viaggio. Alla nostra comitiva si aggiunse anche Emanuela. Così fummo al completo.
Più si avvicinava il 13 più ero preoccupata e felice nello stesso tempo. Sapevo che non era cosa da tutti i giorni avere un appuntamento con il Signor Freund, ed ero preoccupata per l'evolversi della cosa.
Per non sbagliare e arrivare preparata mi ero preparata una lista di domande da fare al Signor Freund. Katia ed Emanuela invece non avevano preparato nulla.
Il giorno della partenza si avvicinava... cominciai a sentirmi strana. Ma avevo voglia di partire.

Il viaggio fu molto piacevole. Arrivammo in un paesino vicino a Merzig, dove avevamo affittato un appartamento. Appena entrati subito notammo una foto al muro di Werner Freund e i suoi lupi. Chiedemmo delucidazioni al proprietario dell'appartamento, il Signor Winter una persona molto gentile di una certa età; il quale ci spiegò che era molto conosciuto da loro, che si esibiva ogni prima domenica del mese. Gli spiegammo che il Signor Freund ci aveva dato un appuntamento per il giorno successivo, fu piuttosto sorpreso, in quanto da buon tedesco lui si esibiva solo la prima domenica del mese.
La sera davanti a un piatto di pasta rivedemmo le domande che volevamo porgli, alla fine arrivammo ad una conclusione comune: era inutile stare a prepare mille domande, avremmo valutato in base alla piega che prendeva la conversazione con lui. Anche la meteo dopo molte incertezze decise di far spuntare un debole sole.

Il giorno 13 ci alzammo alle 7.00, dopo aver portato i cani a sporcare e aver fatto una piacevole colazione nel nostro appartamento, ci avviammo al Wolfspark. Appena arrivammo nei pressi del parco mi sentii subito bene, mi sentivo a casa, perchè la collina sul quale è situato il Wolfspark mi ricordava moltissimo la montagna dove ho trascorso la mia infanzia. Arrivammo al Wolfspark alle 9.30.
Appena arrivati vedemmo due lupi bianchi correre nel recinto adiacente alla strada; inutile dirlo restammo subito affascinati. Parcheggiammo l'auto. Non c'era ancora nessuno. Eravamo i primi. Telefonai al Signor Freund per dirgli che ero arrivata. Mi rispose la moglie:
"Ah si... è la ragazza dei cani? Si..., bene mio marito arriva, alle 10 sarà al parco."

Eravamo tra i primi arrivati al parco, piano piano arrivò altra gente, una scolaresca, turisti e un gruppo di ragazzi per fare delle escursioni. Il Wolfspark si estende su una collina e si unisce con un parco naturale pieno di escursioni e passeggiate in mezzo alle montagne e ai boschi.

Qualche minuto prima delle 10.00 arrivò una macchina, era lui... accompagnato dal suo fedele collaboratore Wolfgang. L'unico collaboratore del parco che abbiamo visto. Il Signor Freund non ama molto le persone ed essere circodato da esse.
Guidava il Signor Freund, ci riconobbe subito abbassò il finestrino e ci disse: "Vi aspetto la in fondo, dove facciamo lezione...".
Prendemmo i cani e seguimmo l'auto. Entrammo così nel parco passando davanti ai recinti dei lupi.
La reazione di lupi e cani fu incredibile e indescrivibile.
Arrivammo dove Freund teneva la lezione, era un piccolo spiazzo accanto ad un recinto di lupi bianchi.
Con lui il suo fedele collaboratore Wolfgang, di poche parole come piace a Freund, con il tavolino dei souvenir.
Freund stava parlando dei lupi ad una scolaresca e a dei turisti, rispondendo alle loro domande sui lupi e sul suo lavoro. Ci vide arrivare da lontano, non volevamo disturbare e quindi ci tenemmo in disparte, anche se tutti si girarono a guardarci incuriositi. I ragazzi e gli adulti chiedevano le cose più disparate, ma erano ben preparati ed organizzati: tra le tante domande spiccarono: quante tipi di espressioni ci sono nel lupo, Freund rispondeva in modo schietto senza troppi fronzoli, quante fiabe ci sono sui lupi, quali sono i segnali di paura del lupo ecc... alla domanda di un ragazzino: "quanti tipi di lupi ci sono?" Freund rispose con un: "questo l'ho già detto prima..."
Se già prima mi ero fatta un'idea su come poteva essere avevo appena avuto l'ennesima conferma dei miei pensieri.
Dopo di che mi indicò e mi disse: "lei ha due lupi cecoslovacchi, che esperienze ha fatto con loro?" Mi sentii mille occhi addosso
"Venga qui con me e ci parli della sua esperienza con i sui lupi cecoslovacchi".
Le ginocchia mi diventarono di gelatina... Katia ed Emanuela presero in affido Nyal e Afrika e mi dissero "vai... vai..." il gruppo mi fece spazio ed andai accanto a Freund, che, senza guardarmi, mi tese il microfono dicendo: "la signora ora vi dirà la sua esperienza"

Per me era la prima volta che parlavo ad un pubblico, che non conoscevo, della mia esperienza.
Presi il microfono, per fortuna il mio bagaglio musicale mi fu d'enorme aiuto a parlare al pubblico.
Forse in tedesco le cose mi escono più naturali che in italiano. Katia mi disse invece che quando non mi preparo riesco a parlare meglio. Così raccontai la mia esperienza con i miei cani lupi cecoslovacchi.
Freund non mi guardava, stava in silenzio. Tutti stavano i silenzio e mi guardavano e scrivevano.
Quando ebbi concluso gli ridiedi il microfono che si riprese guardando il gruppo disse:
"Ecco quello che ha fatto questa signora è corretto, loro vanno vissuti così..." disse indicando Nyal e Afrika.
Al che mi sentii di nuovo mille occhi addosso, cercai tra il gruppo occhi di Davide e di Emanuela e Katia, li trovai Katia aveva le lacrime dalla gioia. Davide ed Emanuela erano sorridenti.

Freund poi continuò a parlare e rispondendo alle domande del gruppo.
Dopo di che chiesi di poter tornare al mi posto, lui mi fece cenno di andare. Tornai al mio posto e lui entrò nel recinto con i suoi lupi, interagendo con loro, mi fece tenerezza, perchè pur avendo 80 anni essendo incerto sui movimenti ed avendo un fisico provato, per il suo pubblico era sempre e comunque pronto ad interagire con i suoi lupi. Fu semplicemente fantastico.
Uscì dal recinto, prese un secchio pieno di pezzi di carne e la buttò nel recinto.
Ogni lupo si prese la sua parte... non ci furono avanzi, i corvi e le gazze fecero piazza pulita.
Rivolgendosi di nuovo al pubblico disse che la sua soddisfazione più grande era togliere più gente possibile dai supermercati. La gente è schiava del consumismo. Che sicuramente molti di loro oggi erano rifugiati in qualche supermercato.
Nel frattempo si mise a piovere, una pioggia scrosciante. Freund rimase impassibile sotto l'acqua e continuò a parlare al pubblico, alcuni aprirono i loro ombrelli.

Una volta terminato di rispondere alle domande uscì dallo spiazzo. Noi restammo in disparte, lui ci guardò e ci disse: "Jetzt komme ich, und reden wir miteinandere..."

Quando tutti se ne furono andati Freund ci fece segno di avvicinarci. Era molto distaccato. Come una persona a cui non importa molto. Non tentò di toccare Nyal e Afrika e nemmeno li classificò, si limitò a guardarli, allungò solo la mano verso di loro ma non disse nulla non fece assolutamente nulla.
Era li, ci disse: "Ecco mi dica..."
I fogli con le domande li avevo in tasca e in quel momento avevo un vuoto dentro. Presi coraggio e cominciai a fargli la prima domanda.
Alla fine delle domande che avevamo preparato ne facemmo solamente una, e fu pure una domanda sbagliata per la quale Freund alzò la voce. Ma andiamo con ordine.

Gli chiesi come faceva ad avere questa enorme fiducia e rispetto da parte dei sui lupi, pur essendo una persona sola e quindi sempre in minoranza, in fondo si sa che l'unione fa la forza.
Gli dissi che io avevo difficoltà a fidarmi dei miei cani...
Lui mi guardò, anzi diciamo che mi passo da parte a parte con il suo sguardo e mi rispose
"Perchè non si fida dei suoi cani?"
Gli spiegai che io ero in minoranza e che quando sono insieme sono un branco io perdo credibilità. Lui mi trafisse con il suo sguardo un'altra volta e mi disse:
"Das spielt keine Rolle... è normale che i suoi cani se vedono un'altro cane o un capriolo lo inseguono, non può farci nulla, fa parte del loro essere e della loro natura. Non può e non potrà mai snaturare quello che sono"
Gli dissi che le mie paure erano dovute al fatto delle nostre regole restrittive. Lui mi rispose ancora una volta:
"Non ci può fare nulla. Sa, quando andavo a cacciare Yak con i Timberwolf... beh.... quando vedevano lo Yak non potevo fare nulla, anche se ero l'alpha, e così anche lei. Lei ha un giardino?"
Si
"Ecco... allora li guardi giocare in giardino... o in zone delimitate o quando è sicura che non c'è nulla... quando sono insieme li tenga legati... perchè comunque non potrà mai fare nulla per togliere quello che sono".
Il messaggio fu chiaro anche in questo senso. Con questa affermazione, non so se anche con un velo di ironia, avevo ricevuto mille risposte. Il Cecoslovacco è un gran cane, ma se vuole... prima o poi ti può mettere via come vuole. Più sono e più sono un gruppo e una muta, ti possono obbedire, ma ti possono fregare come e quando vogliono. Se non so accettarlo e viverlo per quello che è allora è meglio che lo metto in un giardino e mi limito ad osservarlo da li. Nella vita bisogna rischiare e fare le proprie esperienze, ma penso che in fondo abbia anche voluto dirmi che nonostante dove vivessi ci fossero mille regole e restrizioni, era meglio per loro e per me che non prendere rischi.
Il cecoslovacco è un cane intelligente e pieno di risorse.

Continuammo la nostra conversazione. Freund come vi ho già scritto in precedenza non è una persona di molte parole, probabilmente l'esperienza e la vita gli ha insegnato molto, inoltre non nutre una grande considerazione del genere umano tanto che spesso ci definisce "esseri snaturati e predatori da supermercato...", odia le mode e detesta sapere che questo tipo di cani vengono prese perchè sono solo belli, sue testuali definendo questa branca di persone "Ach... sind die Menschen die wollen auch ein Mercedes einkaufen".
Gli spiegammo anche la difficoltà a far capire alla gente che i cani, ma il cecoslovacco in particolare non ama essere toccato.
Secco secco rispose: "la gente non deve assolutamente toccare questi cani. Punto e a capo!
Molte di queste persone sono venute da  me con i loro cani... a volte anche più trenta persone in un giorno..."
Freund non da risposte nè tantomeno parla del suo lavoro, forse perchè di risposte non ce ne sono.
Ma ogni tanto se si presta attenzione lascia trasparire molto dei suoi pensieri.
Ci raccontò un'aneddoto di una Signora Olandese che lo chiamò perchè il suo cane l'aveva morsa durante un'esercizio di condotta. La sua risposta fu:
"Sono affari suoi Signora, quando la smetterà di annoiare il suo cane vedrà che non la morderà più".

Poi si aprì maggiormente ci raccontò di alcune esperienze e aneddoti che gli erano capitati nel corso degli anni. Si soffermò su un caso in cui una persona lo aveva contattato in quanto era in possesso di mix (lupo e un cane non si sa bene quale spece) la signora in questione non sapeva bene come rapportarsi con esso.
E qui potemmo notare ancora una volta un enorme disprezzo per il consumismo e per i soldi e tutto quello che è allevamento e gira intorno ad esso.
Poi il discorso si spostò sulle scuole per cani. Katia disse la fatica nel far capire alla gente che il cane va vissuto per quello che è.
Freund fece una faccia schifata e con la mano fece:
"Bah... Ci sono troppe scuole per cani, le scuole per cani non servono a nulla. I padroni dovrebbero imparare a capire il loro cane, a sentire dentro il loro cane... l'empatia è importante! Il cane lo devi sentire dentro di te."
Poi mi chiese guardando Nyal e Afrika:
"Chi dei due è il Chef?..."
"Guardi, penso la femmina, lei è una cacciatrice, il maschio invece non l'ho ancora bene inquadrato a volte mi sembra un alfa, a volte invece no..."
"Non importa, anche lui sarebbe in grado di cacciare se fosse necessario..."
Praticamente non gli interessava un accidenti classificare o sapere chi o cosa erano i miei cani. Cosa che invece ci ostiniamo a fare noi: classificare, catalogare. Se potessimo ci metteremmo un archivio al posto della testa.
Ci addentrammo sempre più nel discorso e gli chiedemmo come faceva e si poteva stabilire un possibile ruolo di un cucciolo, in una cucciolata statisticamente quanti cuccioli erano più lupi e quanti più cani. Svicolò su questa domanda. Facemmo l'errore di rifargliela con parole diverse.
Quasi mi saltò al collo... alzò la voce e la sua risposta fu:
"Che domande sono? Le ho già detto che io ci vivo con i lupi! Non c'è altro modo... come glie lo devo dire? Deve vivere le cose come vive i suoi cani, non ci sono altre spiegazioni".
Poi si calmò. Katia raccontò la sua esperienza con Eragon, nonostante gli furono offerti molti soldi per il cucciolo, Katia tenne Eragon con lei in quanto non riteneva che la famiglia in questione fosse quella giusta per il cucciolo. Freund apprezzò molto che ci sono persone che non sono ancora diventate schiave dei soldi e di tutto quello che gira intorno a essi.

Ci disse invece che era stato contattato da un'altra signora la quale diceva di avere comprato un lupo, come doveva rapportarsi con lui. Le rispose quanto aveva l'animale lei gli disse: "8 mesi". Lui rispose semplicemente: "il suo non è un lupo è un mix, è difficilissimo portare via un lupo dal suo branco prima di un anno, i miei lupi mongoli sono riuscito ad averli quando avevano più di un anno".
Anche dietro questa risposta si celava una risposta ben chiara.
Praticamente noi passiamo la maggior parte del tempo a chiederci perchè, ma non dobbiamo fare troppe domande dobbiamo vivere le cose ed impararle vivendole sulla nostra pelle, questa è la risposta. L'importanza del branco e la funzione di essa con i cuccioli. Ma noi non lo capiamo perchè siamo talmente dentro questo giro, che a 2 mesi diamo via il cucciolo. Magari a 1 mese gli togliamo la mamma perchè se no la mamma si stressa troppo. Forse non tutte le femmine sono fatte per procreare... ma anche questo non riusciamo ad accettarlo.

Katia mi chiese di tradurre qualcosa più nel dettaglio, spiegando che ci interessava sapere la sua risposta in merito alla domanda precedente, non perchè volevamo in qualche modo entrare nel suo lavoro, ma in quanto come allevatrici era fondamentale sapere i ruoli dei cani per poter scegliere il padrone giusto per il cucciolo.
Anche a Katia rispose che la cosa migliore che poteva fare è di vivere i cuccioli, di sentirli, e se sente che una persona non è adatta per quel cane di non affidarglielo. Questa è la chiave. Lui vive con i lupi e per questo riesce a comprenderli. Non ci sono regole la natura non mette regole o classificazioni come piacerebbe a noi.

Ci stavamo addentrando in un campo minato, quindi era meglio fermarci e non disturbarlo ulteriormente. Katia mi chiese ancora di chiedergli "vedo che ci sono molti corvi e gazze... ha mai visto i lupi giocare e interagire con loro?"
E anche su questa domanda Freund glissò... rispose che nel suo parco c'erano molti uccelli, ce ne indicò qualche specie. Ma se guardate il filmato sotto, troverete la risposta da soli.

Ci venne in mente un'altra domanda, avevamo notato che i lupi bianchi erano più socievoli e tranquilli rispetto ai timberwolf e ai lupi euroasiatici.
Lui ci rispose: "si è vero..."
Nulla di più.
Così andammo avanti, gli chiedemmo se poteva dirci se in tutte le specie i branchi le gerarchie sono le stesse oppure se ci sono delle differenze.
"I lupi mongoli, timberwolf e lupi grigi, a volte coprono tutti i ruoli, capita spesso di vedere queste specie come come lupi solitari, gli altri invece stanno più in branco".
Gli facemmo un'ultima domanda in merito ad un immagine di un suo viaggio in Africa, penso che gli piacque in quanto ci spiegò tutto nel dettaglio e ci illustrò i posti dove era stato in giro per il mondo.
Avevamo avuto tutte le risposte, anche se non avevamo potuto fare le nostre domande lui aveva comunque risposto a tutto.
Gli chiesi se aveva dei consigli da darmi in merito a Nyal ed Afrika. Non mi guardò e mi disse: "Vanno bene così come sono..."
Gli chiedemmo se ci autografava i libri e se potevamo fare una foto con lui. Ci diede il suo consenso. lo salutammo e ringraziammo, lui ci guardò e mi disse:
"...quanto hanno i suoi cani?"
4 anni la femmina e 5 anni
"Sono tutti e due suoi vero? È bello vedere che stanno bene con voi..."
Lo ringraziammo nuovamente, poi continuò:
"Non deve ringraziare..."
Volevamo congedarci, ci aveva già dato molto, non volevamo infastidirlo con ulteriori domande quando lui ci aveva dato tutte le risposte.
Ma Freund continuò guardando fisso Davide e li mi resi conto di quanto fossero simili... entrambi di poche parole schietti e diretti e distaccati, nessuna paturnia mentale:
"Io ho due vite: una umana e una da lupo... chieda a sua moglie di dirmi quale è che mi piace di più"
 Io risposi subito: "Quella da lupo..."
"Si..."
"Posso chiederle perchè?"
Non rispose, guardò il cielo i corvi che volavano in grandi cerchi.
Poi mentre Wolfgang riponeva sul furgone il tavolino con i souvenir. Lui salì sul suo furgoncino. Noi ci incamminammo per le vie del parco, mentre passava ci salutò dall'auto.

Eravamo felicissimi di questo incontro e del tempo che ci aveva dedicato.
Katia aveva avuto la conferma che il lavoro che stava facendo era sulla strada giusta, Emanuela era entusiasta; mentre io mi sentivo svuotata... avevo la sensazione che il Signor Freund avesse avuto più feeling con mio marito, in fondo anche lui non si fa mai troppe domande.
Avevo improvvisamente preso coscenza che quello che avevo fatto con i miei cani andava si bene, ma tutte le certezze che avevo erano crollate, ma soprattutto che avevo passato gran parte della mia vita a farmi domande o possibili problemi, quando invece la risposta a tutto questo è semplicemente vivere le cose come vengono, perchè non si possono cambiare è la natura! Questa è la chiave giusta.

Posso garantirvi che non mi sono mai sentita così destabilizzata in vita mia, tant'è che non feci miliardi di foto come mio solito... ma pensavo pensavo e pensavo. Pensavo e analizzavo, macinavo.
Freund non aveva espresso nessun giudizio sulla razza, nè tantomeno sui miei cani, non aveva cercato di interagire con loro, non aveva fatto alcuna osservazione in merito a come erano. Eppure aveva voluto che andassi li con loro, anzi si era raccomandato che andassi con i miei lupi cecoslovacchi.
Mi aveva fatto il battesimo del fuoco parlando davanti ad un pubblico coinvolgendomi durante le sue spiegazioni. Successivamente alla domanda sbagliata dato una lavata di capo, e in alcune occasioni premeva perchè non girassi attorno alla torta ma arrivassi al nocciolo della domanda.
Eppure mi aveva dato e detto tantissimo, nel contempo mi aveva lasciato aperto mille porte, chiudendo quelle dove avevo certezze delle quali ero convinta fino alla sera prima.

Decidemmo di riportare Nyal e Afrika in auto e di fare un giro nel parco per poter fotografare con calma i lupi. Ma se quando al mattino ero passata accanto ai loro parchi con i miei cani avevo potuto vedere i lupi da vicino in quanto venivano alla rete per "comunicare" con Nyal e Afrika.
Una volta messi via i cani vedemmo molti meno lupi.
Verso le 13.00 scendemmo in centro Merzig per andare a pranzare. Ci fermammo in una libreria dove comprammo un quaderno per scrivere tutte le nostre impressioni di quell'incontro, per non scordarci nulla.
Come ho già scritto in altri articoli i tedeschi sono molto gentili, rispettosi e cordiali. Hanno un rispetto innato nei confronti degli animali. Nyal e Afrika vennero con noi al ristorante.
Mangiammo benissimo e parlammo molto, delle nostre impressioni, dei nostri pensieri.

Il pomeriggio ci recammo ancora al parco per fare altre foto ai lupi con più calma e con una luce diversa, visto che nel frattempo era uscito un bel sole.
Decidemmo di portare con noi Afrika, in quanto il mattino avevamo notato che se al passaggio di altri cani i lupi restavano indifferenti, al passaggio di Nyal e Afrika si attivavano. Il cecoslovacco ha una grande componente lupina ancora nella genetica.
I lupi questo lo sentono, per questo venivano alla rete al passaggio di Nyal e Afrika. Li fiutavano subito, accorrevano alla rete e sottolineavano le loro gerarchie, questo perchè volevano mostrare la solidità del branco a un possibile intruso. Inoltre si strofinavano contro la recinzione per demarcare il loro territorio con l'odore.
Il mattino avevamo notato come Nyal e Afrika si comportavano in presenza dei lupi. Nyal fece "solo" fatto 10 cm di cresta lungo tutta la schiena ed aveva la coda a pennacchio, andava avanti dritto grugnendo ed emettendo dei lunghi ringhi gutturali, aveva capito che "non c'era trippa per gatti", quindi andava avanti, anche se sentivo vibrare il guinzaglio. Afrika invece era una provocatrice. Oltre ai 10 cm di cresta dalla testa fino alla punta della coda si cimentava in acrobazie, mimiche facciali uggiolii e ringhi che fino adesso non avevo mai sentito. I lupi comunicavano altrettanto bene, con criniere gonfie, creste e ringhi che mi sentivo vibrare nello stomaco. Noi guardavamo rapite, era una sensazione unica.
Ma soprattutto è stato interessante vedere come i lupi non consideravano minimamente come "invasione di territorio" il passaggio di altri cani, per loro non consistevano in una minaccia. Mentre al passaggio di Nyal e Afrika, o anche solo di Afrika lo scenario cambiava drasticamente.

Così di pomeriggio grazie ad Afrika, che non si tirava di certo indietro in quanto a comunicazione, riuscimmo a fare un sacco di bellissime foto. Camminammo molto... ascoltammo la natura, e il rumore dei boschi, l'ululato dei lupi. Afrika e i lupi comunicavano in modo eloquente era semplicemente splendido vederli interagire.
Afrika non aveva dimenticato le sue origini, il lupo che c'è in lei uscì in più occasioni.

Ci appostammo su una torretta facendo le ultime foto per poi avviarci alla macchina dove Davide e Nyal ci aspettavano.
Dalla torretta dove eravamo appostate vedemmo i lupi correre verso l'altro lato del parco, scorgemmo la macchina di Freund in fondo al parco. A noi tre bastò uno sguardo e subito scendemmo dalla torretta e ci recammo verso l'auto, tenendoci sempre un po' in disparte perchè non volevamo togliere il fiato al Signor Freund.
Volevamo solo vedere se fosse entrato nuovamente nel recinto con i lupi, o se avrebbe detto qualcosa o fatto qualcosa.
Così ci fermammo relativamente distanti da lui.
Freund era la... dove era il mattino, vicino al recinto dei lupi bianchi. Era solo non c'era Wolfgang, si era cambiato ed aveva un bastone per sorreggersi. C'era una coppia di americani e una donna Lussemburghese con la maglia rossa che avevamo visto prima vicino al parco dei lupi bianchi mentre avevano da ridire qualcosa ad Afrika.
Freund stava parlando con queste persone.
Mi sentivo i suoi occhi addosso, trafiggermi. Katia mi disse: "ti guarda perchè Afrika lo sta guardando..." Emanuela mi disse: "Guarda che ti sta facendo cenno di andare da lui"
Non andai. Avevo paura di aver frainteso, magari stava gesticolando mentre parlava. Inoltre, avevo davvero paura. Dopo essermi presa la lavata di capo il mattino avevo paura che ci chiedesse cosa facevamo ancora li. Era chiaro che a Werner non piacevano i curiosi e la gente troppo insistente, ma soprattutto non gli piacciono le domande.
Dopo un po' sentii "Ehiiiii..." mi voltai e vidi che mi faceva segno con la mano di andare da lui.
Dissi a Katia: "... non ci voglio andare... ho paura..."
Katia si mise a ridere e mi disse: "... ma suvvia dai andiamo... vediamo cosa ci dice..."
Così mi avvicinai, le gambe mi tremavano. Feci un giro largo e pian piano ci avvicinammo a lui.
Le signore con le quali si stava intrattenendo gli stavano facendo domande, mi videro arrivare e incuriosite chiesero anche a me qualche informazione in più. Qui non ho memoria della situazione perchè ero concentrata a pesare bene ogni parola che dicevo. Ma Emanuela mi disse che il Signor Freund era come infastidito dalle tre persone, lo si poteva vedere dalla postura del corpo.
Si girò verso di noi e passando immprovvisamente a darmi del tu mi chiese:
"Allora... sei andata a vedere i lupi mongoli?"
"Si"
"Che differenze hai visto? Cosa hai notato? Come era il loro comportamento? Quale ti è piaciuto di più?"
Per me queste domande furono come una sorta di test. Credo che Freund volesse vedere che persone fossimo veramente, se eravamo solo a caccia di fotografie con gente famosa, di successo, di fama oppure se eravamo davvero interessati agli animali.
La signora con la maglia rossa che veniva dal Lussemburgo pensando che non avessi compreso la sua domanda mi fece la traduzione in francese. Gli risposi: "ho capito... ma sto pensando..."
Werner mi guardava e aspettava una risposta.
Alla fine gli dissi quello che sentivo e che avevo visto. Come si comportavano quando passavano altri cani e quando passavamo noi con Afrika. Gli descrissi la reazione dei lupi e di Afrika durante l'incontro. Gli dissi che avevo notato come i lupi bianchi erano effettivamente più tranquilli. Insomma mi confermò tutte le nostre constatazioni che avevamo fatto durante il nostro reportage fotografico del pomeriggio.
Lui annuì leggermente e abbozzò un sorriso.
Afrika nel frattempo ebbe da ridire ad un cane che l'aveva guardata, e quindi sfidata. Noi restammo tranquilli e Freund pure, non disse nulla in merito al comportamento di Afrika. Per lui è così, la natura funziona così, perchè farsi mille domande inutili?

Poi proseguì: "I tuoi lupi ululano?"
"Si, ma non oggi... anche se tutti gli altri lupi hanno ululato."
"I tuoi lupi non hanno ululato perchè ululano in modo diverso, non si capiscono con i lupi, è come una sorta di dialetto quello dei cecoslovacchi, per questo i tuoi cani non hanno ululato oggi".
Poi continuò:
"Sai quale è la differenza tra l'ululato di paura dei lupi bianchi e i lupi mongoli?"
Mi fece sentire la differenza, e notai che i lupi mongoli (o euroasiatici) avevano un ululato di paura simile a quello del CLC.
Werner mi confermò quello che avevamo riscontrato nel pomeriggio durante il nostro reportage fotografico tra i lupi del parco.
I lupi sentono ancora la forte componente genetica del Cane Lupo Cecoslovacco, per questo avevano queste reazioni alla rete, sottolineavano i loro ruoli per dimostrare ad eventuali intrusi che loro erano un branco compatto, non conveniva sfidarli.

Durante queste conversazioni c'erano dei momenti di silenzio. Dove Werner sembrava essere assorto dalla natura voleva stare solo con i suoi lupi. Per questi silenzi erano carichi di mille emozioni e parole.
La Signora con la maglia rossa chiese cosa sarebbe successo se Afrika fosse entrata nel recinto con i lupi. Werner disse semplicemente che non essendo un lupo a tutti gli effetti, se Afrika fosse entrata in contatto con loro, l'avrebbero uccisa. Come d'altra parte potrebbe capitare se un cane qualsiasi entrasse in un branco di cecoslovacchi, soccomberebbe.
Prosegui dicendo che i cani di oggi hanno perso la maggior parte della comunicazione che conservano ancora i lupi e i cecoslovacchi. L'uomo ci ha messo troppo le mani, così non si capiscono più.
Cogliemmo ancora l'occasione per chiedergli che differenza c'era tra allevare e crescere un orso e vivere con lupi. Fu più morbido e meno rude del mattino, ci disse che non poteva dircelo perchè bisogna viverlo sulla propria pelle, non si può descrivere. Lui aveva cominciato ad avvicinarsi agli orsi quando era nell'esercito nei paracadutisti. Avevano un'orso come mascotte. Poi dagli orsi passò ai lupi.
Katia fece un'osservazione che a Werner piacque moltissimo: "gli insegnamenti vengono passo dopo passo..." ci guardò e disse: "si... gli insegnamenti vengono passo dopo passo".
Provammo a fargli una domanda da donne sulla reazione della moglie e il suo rapporto con la vita che aveva scelto di condurre. Freund glissò... era una domanda troppo riservata, ma ci disse che aveva sempre avuto il suo sostegno e l'appoggio della moglie. Che però non l'aveva mai accompagnato nei suoi viaggi in giro per il mondo.
Poi la sempre la Signora con la maglia rossa gli fece un paio di domande dove temetti che le sarebbe letteralmente saltato alla gola. Invece si limitò ad interromperla e a darle una risposta secca.

Dopo un lungo silenzio la Signora con la maglia rossa osservando Afrika mi disse: "Come è curiosa..."
Gli risposi di non lasciarsi ingannare che a volte confondiamo curiosità con "testare la persona".
Gli dissi di quanti cani in adozione ci sono ma soprattutto di quante persone lo prendono e poi al primo ringhio viene soppresso, perchè non riescono a comprendere bene la mimica e la comunicazione del cane.
Freund a questo punto disse: "Die Mehrheit des Menschens die, diese Hunde haben, sind dumm für der Hund..."
Rimasi di stucco...
Poi riporto qui di seguito un'espressione molto forte di Werner in merito a questa branca di persone: "Diese Menschen sind eine Scheisse".
Poi proseguì dicendo:
"Voi siete abituati a sentire la storiella del cane che quando muore il padrone va al funerale, va a visitare la sua tomba in cimitero e così via... dovete capire che il cane vive per il padrone, ma il lupo vive per il momento! Per cogliere l'attimo!"
Freund aveva fatto di quest'ultima affermazione la sua vita. Lui non si fa troppe domande, vive attimo per attimo, momento per momento, senza chiedersi troppe cose.
Dopo di che la coppia americana e la signora dalla maglia rossa decisero di proseguire il loro giro nel parco.
Freund rimase li, noi tentennavamo... pensavamo di andarcene, si vedeva che era stanco e voleva stare solo. Ma poi inaspettatamente proseguì:
"Mi fa piacere vedere che ci sono questi cani in mano a persone come voi"
Continuò poi con una nota di disappunto:
"Sai... io sono stato invitato dal Konrad Lorenz perchè voleva conoscermi, ho conosciuto molta gente... mentre ero nell'esercito ho conosciuto il Signor Saarlos, lui ha creato il cane lupo di saarlos per avere un cane dalla tempra più forte incrociando un pastore tedesco con un lupo. Ma poi non si curò del futuro del cane, di questa razza...non si curò a chi sarebbero andati in mano..."
Anche dietro questa affermazioni si celava un messaggio ben preciso, forte soprattutto. Ma questa considerazione la terrò per me. Katia mi confermò successivamente che molti etologi hanno imparato da Werner Freund, tra questi ci sono nomi anche come Tanja Ascani. Forse Werner ha dato molto in passato e non ha ricevuto nulla, questo lo ha portato ad circondarsi da poche persone, di poche parole, ma vere.

Dopo di che Werner stette a lungo in silenzio, io gli dissi: "mi piace questo silenzio... " lui mi rispose "anche a me, peccato che non posso più godermelo da solo"
Poi ci guardò e poi si aprì con noi facendo qualche affermazione sulla sua vita privata. Come se stesse parlando con dei vecchi amici del più e del meno.
In quel momento capii che la nostra presenza non lo infastidiva, anche se non so se avesse davvero piacere ad averci li, a lui non piacciono le persone, non gli piace come è diventato il mondo, non gli piace la gente e la mentalità di oggi. Ma forse per un istante era tornato alla sua vita umana e ci aveva aperto uno spiraglio sul suo mondo, facendoci anche delle confidenze parlando della sua vita privata.

Afrika in quel mentre era interessata al furgone di Werner: "Ah... ho dentro della carne"
Io gli risposi che anche lei mangia carne per questo era così interessata al furgone. Lui mi disse: "Aspetta che guardo se ho ancora dentro qualcosa..." andò alla macchina la aprì e poi disse: "no... non ho più nulla."
Gli risposi: "non importa tanto Afrika ha sempre fame..." lui la guardò mi disse: "come i lupi..." poi guardò nel recinto e disse: "Oggi ho dato da mangiare tre volte alla femmina" disse indicando il lupo bianco.... "ma ora non ha più voglia di mangiare..." mi venne in mente la frase "il lupo vive per il momento" quindi se c'è mangiare mangio anche se non ho fame perchè non so quando mangerò la prossima volta".
Con il bastone indicò la carcassa all'interno del parco. Al che gli dissi: "beh...  ora arrivano i corvi a mangiare il resto... sono un po' gli spazzini"
"No, nono sono spazzini... è la natura..."
Sentivo il cellulare che mi vibrava nella tasca, era Davide che mi cercava, eravamo in giro da oltre 4 ore, probabilmente si stava chiedendo se ci avevano dato in pasto ai Timberwolf. Ma non risposi per paura di interrompere quel momento o di una reazione negativa di Werner.
Poi ci guardò ancora in silenzio. Poi improvvisamente ci disse che doveva andare a cercare, qualcuno o qualcosa, e qui sinceramente non ho capito cosa, ci risalutò nuovamente con un "Tschüss" ammiccando, dandoci la mano. Poi entrò nel recinto dei lupi bianchi e si dileguò. Probabilmente cercava solo un attimo per stare solo con i suoi lupi senza rispondere alle domande della gente, senza essere al centro dell'attenzione.
Noi che ancora non potevamo credere di aver avuto quest'altra possibilità ce ne andammo verso l'auto. Non volevamo chiedere troppo, ci aveva già dedicato molto tempo.

Arrivammo alla macchina alle 18.25 entusiaste e felici. Andammo a cena nello stesso ristorante dove avevamo pranzato, ormai ci conoscevano. Nel tavolo accanto al nostro stava cenando una famiglia tedesca, incuriosita dai nostri cani cominciò ad attaccare bottone e cominciammo a parlare del più e del meno.
Così venne fuori che la coppia, soprattutto il marito conosceva molto bene Werner, da più di 30 anni a questa parte, il marito aveva lavorato con lui nell'esercito, quando ancora Werner non era famoso e non aveva i lupi, ma gli orsi.
Cogliemmo la palla al balzo e facemmo quelle domande che non avevamo osato fare a Werner, quelle domande le cui risposte non trovi sui libri o su internet, ma solo chi lo ha conosciuto davvero può dare risposta. Ma soprattutto, attraverso alcuni aneddoti raccontati da questa famiglia e dalle loro risposte potemmo conoscere Werner sotto un'altro aspetto attraverso gli occhi di qualcuno che lo conosceva anche in un altro ambito.
Non sto a raccontarvi cosa ci dissero, in quanto ritengo che siano cose private e personali che fanno parte della vita del Signor Freund.
Ci dissero una cosa che ci fece molto piacere: "Se vi ha telefonato e vi ha richiamati una seconda volta oggi, è perchè ha sentito che il vostro era un interesse vero e sincero. Werner quando sente questo si apre e rimane volentieri con le persone. Altrimenti si chiude in sè stesso oppure addirittura se ne va".

Non vi dirò altro su Werner Freund, penso che non si possa fare altrimenti perchè quello che ci siamo detti e che ci ha detto va oltre tutto questo. Inoltre sono cose personali, emozioni mie, e confidenze che ha voluto fare a noi. Non sarebbe giusto metterle alla mercè del pubblico, come invece siamo abituati a fare.

Con Katia ed Emanuela abbiamo parlato moltissimo, abbiamo elaborato le risposte di Werner.
Lui, una persona semplice, di poche parole, schietta, decisa, la vita e le sue esperienze lo hanno portato alle sue verità. Ma noi dobbiamo cercare la nostra di verità. Io credo che Katia abbia trovato la sua verità e sia su una strada che la porterà lontano, molto lontano, glie lo auguro di cuore.
Ma soprattutto, come dice Katia, la sua è una voce che trapela esperienza un'esperienza che forse non potremo mai capire, ma che ci ha lasciato molto.

Probabilmente non scriverò più molto sul mio blog, penso che ho trascorso troppo tempo a farmi domande o constatazioni, riflessioni.
Non serve a nulla farsi domande, non bisogna andare all'università per capire il lupo o il proprio cane, ma bisogna vivere con lui e come lui. Non ci sono verità, non ci sono regole, non ci sono catalogazioni, non ci sono sempre dei motivi perchè le cose succedono. Le cose succedono perchè la natura è così.
Credo di aver capito anche molte altre cose: la mia responsabilità quale allevatrice. Ma soprattutto vivere il più possibile con i miei cani per poterli comprendere fino in fondo.

Katia me lo aveva detto in più occasioni, quando imparerai ad accettare il tuo cane per quello che è, vedrai come cambierà la storia.
Werner ha detto esattamente quello che lei mi disse la prima volta che la incontrai.
Siamo partiti da Merzig per rientrare a casa con un po' di nostalgia... con il cuore colmo di emozioni e di sensazioni indescrivibili

La mia avventura si conclude qui, con un filmato fatto con le foto questi tre giorni.
Vorrei ringraziare moltissimo Katia ed Emanuela, Davide naturalmente per questi tre giorni indimenticabili, per il supporto, per le chiacchierate, per l'elaborazione di tutti i concetti di Freund, per la compagnia. Non è facile trovare persone del vostro calibro con cui fare discorsi di un certo spessore. Sono stati tre giorni ricchi ed intensi pieni di emozioni.

Vorrei ringraziare il Signor Freund, so che non mi leggerà, ma nel mio cuore sento di doverlo fare anche pubblicamente, per il grande regalo che ci ha fatto, per il suo tempo, per le emozioni che ci ha, inconsapevolmente forse, voluto regalare. È stato un grande onore conoscerlo. Spero che il buon Dio gli conceda ancora del tempo in salute da trascorrere con i suoi lupi; la sua passione di una vita trascorsa  con loro, vivendo come loro.

VIDEO REALIZZATO DURANTE LA VISITA AL WOLFSPARK DI WERNER FREUND
MERZIG 12-13-14 APRILE 2013

IMMAGINI DI:

KATIA VERZA
EMANUELA AMATO
MARTINA VERZASCONI BARONCHELLI









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