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MARTINA VERZASCONI BARONCHELLI

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13 ottobre 2013

Il nostro terzo viaggio verso il Wolfspark di Werner Freund

Lo scorso fine settimana con Katia Verza dell'allevamento amatoriale Sulle Orme del Lupo, ci siamo recate per la terza volta al Wolfpark di Werner Freund.
Con il tempo e le foto non siamo state molto fortunate; il viaggio di andata è stato lunghissimo e pieno di imprevisti, colonne, traffico, lavori in corso, frontalieri francesi e tedeschi in rientro verso le loro abitazioni per il week end. Inoltre il tempo non è stato clemente in quanto ha piovuto tutto il week end infine la luce non era ottimale per fare fotografie.
Ma tutto questo non ci ha spaventato, la voglia di tornare dal vecchio uomo lupo e osservare i lupi superava di gran lunga tutti questi imprevisti.
Infatti, nonostante il clima umido abbiamo potuto osservare nuovi comportamenti nei lupi. Abbiamo visto un nuovo branco di lupi: lupi euroasiatici. Abbiamo potuto vedere ed incontrare nuovamente Werner che interagiva con i suoi lupi fuori dal solito spettacolo che da ogni prima domenica del mese.
Devo dire tra le altre cose che siamo state molto fortunate, visto che su tre volte che siamo andate al parco, tre volte abbiamo potuto parlare con lui, poche parole, momenti di silenzio intensi e carichi di emozioni e discorsi muti, ma che ci hanno tantissimo.

Purtroppo o per fortuna a dipendenza da che prospettiva si vuole guardare la cosa, ho dovuto portare Nyal e Afrika con noi, anche se avrei evitato volentieri di sfacchinarli nuovamente fino a Merzig.

Questa volta abbiamo visto un Werner Freund molto diverso dall'ultima volta.
Ma andiamo con ordine.
Sabato ci siamo recati al parco, pioveva molto, non avevamo con noi i cani, e abbiamo visto pochissimi lupi.
Ma nonostante i lupi di Werner vivono in recinti chiusi, quest'ultimi sono talmente ampi che non si può esattamente dire che siano lupi in totale cattività; è vero che interagiscono con Werner e due dei suoi stretti collaboratori, ma a parte questo se non si è fortunati i lupi non si riescono a scorgere a piacimento come capita negli zoo o nei parchi per animali.

Questa volta oltre ad un imprendibile paesaggio autunnale ricco di colori, abbiamo potuto vedere dei recinti che altrimenti non si scorgono. Probabilmente durante la notte i lupi vengono richiamati in cima alla collina, per evitare "incidenti" o eventuali incontri con lupi solitari che si aggirano liberi nei boschi adiacenti al parco. Vi ricordo che il Wolfspark si situa all'interno di una riserva naturale, piena di passeggiate per gli appassionati di escursionismo, animali selvatici per gli appassionati di naturalismo, moltissimi volatili per gli amanti del birdwatching e funghi per i gli appassionati della buona cucina.

Sabato non abbiamo visto molti lupi, però spingendoci in alto verso la collina, abbiamo sentito Werner "parlare" con i suoi lupi, allora ci siamo recati verso l'ultimo recinto in alto.
Werner si trovava la, all'interno del recinto, con i suoi lupi polari, era solo.
Vi era quale visitatore e noi.
Werner stava semplicemente li, sotto la pioggia scrosciante, i lupi erano accanto a lui.
Non cercava di toccarli o di attirarli a se, semplicemente stavano parlando tra loro, quando cercavano il contatto lui non glie lo negava, era un discorso complesso, fatto di sguardi e gesti molto intimi, che sicuramente possono sfuggire alla stragrande maggiornaza della gente di oggi.
Perchè oggi la gente vede il lupo, vede i soldi, vede il business, e non va oltre, perchè ci basta avere un cane lupo cecoslovacco per diventare tutti esperti.
Forse solo oggi riesco a capire il disprezzo nelle parole di Werner quando la prima volta ci disse che la maggiorparte della gente che possiede il cane lupo cecoslovacco, o il cane lupo di sarloos, è una merda. O quando ci diceva che quasi quasi tutti i proprietari di questi animali sono troppo stupidi per il loro cane...
Bisogna saper andare oltre le parole e i fatti.
L'impressione che abbiamo avuto durante quegli attimi è stata di un animale in gabbia, esattamente come i suoi lupi.
Werner Freund, l'uomo che visse con gli orsi e con i lupi, che ha girato il mondo, facendo esperienze indescrivibili, si ritrova all'alba degli 83 anni a dover dare spettacolo all'interno di un recinto con i lupi che tanto ama, davanti a mille persone, delle quali non gli importa un accidenti del vero messaggio che lui vuole dare; a dover rispondere alle domande idiote che la gente gli pone, a dover far parte di quell'ingranaggio commerciale, di quel meccanismo che si chiama business... lo ha portato nel corso degli anni ad appartarsi sempre di più, a distaccarsi dalla realtà che conosciamo oggi.

Ci rendemmo conto della fortuna che avevamo avuto ad incontrarlo sempre in forma privata, senza troppa gente in giro, della fortuna che abbiamo avuto a poter stare soli con lui, a quello che ci disse. Per me è stato un insegnamento preziosissimo.

Ma torniamo a Werner, lui stava semplicemente li, con i suoi lupi, preso dai suoi pensieri. Ogni tanto parlava con qualche passante che si trovava nei dintorni.
Aspettò che tutti se ne fossero andati prima di uscire dal recinto, alcuni escursionisti che passavano di li non lo capirono e si ostinarono a restare impassibili davanti alla staccionata, ma Werner non usciva. Solo quando la pioggia incessante scoraggiò anche lo spettatore più audace, finalmente Werner uscì dal recinto. Non voleva vedere nessuno, voleva stare in pace, solo con i lupi, con i quali secondo me riesce ancora a trovare quella pace interiore che noi non potremo mai comprendere.

Werner uscì dal recinto e se ne andò senza troppi preamboli. Andammo a mangiare all'ormai rodato Ristorante Roma, dal nostro amico Paolo. Essendoci l'Oktoberfest abbiamo potuto farci anche un bel giretto tra le le tipiche bancarelle e mercatini tedeschi.
Ritornammo nel pomeriggio al Wolfspark, facemmo ancora un giro all'interno del parco, ma la luce non era ottimale, riuscimmo a fare pochissime foto, non vedemmo nessun lupo.
Verso il tardo pomeriggio invece vedemmo nuovamente la macchina di Werner con lui alla guida, che si dirigeva susu verso la collina, dove lo avevamo visto il mattino.
Lasciò l'auto posteggiata sulla stradina, uscì dall'auto e proseguì a piedi, con un andatura che ho visto solo dai montanari allenati. I lupi non appena lo fiutarono corsero giù dalla collina.

Noi ci mettemmo in mezzo al bosco e aspettammo, ascoltavamo la natura, guardammo i colori dell'autunno, gli insetti, gli uccelli. Verso l'imbrunire vedemmo Werner tornare alla macchina, ci scorse in mezzo al bosco, e ci invitò ad andare da lui.
Ci fece qualche domanda, era molto stanco, ancora una volta ci parlò dandoci informazioni, quelle informazioni che non chiedi ma che ti vengono date attraverso le righe. Anche in questa occasione Werner Freund ci stupì sotto tutti i profili.

Quando se ne andò ci recammo verso casa. Werner è molto conosciuto presso gli abitanti del Saarland, basta conoscere le persone giuste e si può carpire molto sulla sua persona e sul retroscena di un personaggio come lui.

Il giorno successivo, il maltempo non ci ha dato tregua, ma la luce è stata comunque migliore e ci ha dato la possiblità di fare altre foto. Incontrammo nuovamente Werner. Questa volta portammo anche Nyal e Afrika.
Il giorno precedene abbiamo notato molti passanti con i propri cani, spitz, amstaff, whippet. In tutti queste occasioni i lupi non li degnarono di uno sguardo, anzi sono rimasti belli nascosti al riparo dala pioggia. La musica è cambiata, come avevamo già notato le altre volte, con Nyal e Afrika.
Ancora prima di mettere piede nel parco, ci siamo trovati alla rete i Timberwolf, questa volta ho avuto davvero un'attimo di paura, soprattutto quando hanno accennato ad arrampicarsi sulla rete.

Subito un gruppo di 15 persone ci è venuto attorno per vedere lo "spettacolino" che avevamo creato, di interazione tra i lupi e i cecoslovacchi.
Nel branco di Timberwolf abbiamo notato una femmina probabilmente incinta, questo si poteva notare dal ventre e dal comportamento degli altri membri nei suoi confronti, successivamente e solo osservando con attenzione abbiamo potuto vedere una buca dalle dimensioni molto grandi, simile ad una tana.
La loro pelliccia era folta folta, molto più scura rispetto a quella estiva, il loro temperamento così diverso da quello degli altri lupi.
Ci fu una sorpresa, Davide li aveva già visti il giorno precedente, ma noi non eravamo state altrettanto fortunate. C'era un nuovo branco di lupi, i più rossicci, più piccoli, diversissimi dagli altri lupi, ma di una bellezza incredibile. Non li avevamo mai visti durante le altre visite al parco.
Il loro temperamento era più calmo, sembravano quasi invitare Nyal e Afrika. I lupi mongoli invece, quelli più simili al CLC di aspetto e forse anche temperamento, erano tranquilli in mezzo alle fronde al riparo dalla pioggia.
Vista la reazione che Afrika aveva scatenato tra i lupi, per rispetto nei loro confronti decidemmo di rimetterla in automobile e di visitare il parco solo con Nyal.
Abbiamo notato come i lupi non consideravamo Nyal come una minaccia.
Anche Nyal stesso non sembrava particolarmente interessato a loro.
Penso che il suo istinto e il suo equilibrio gli abbia "consigliato" che non era costruttivo battersi o sprecare energie per farlo. Questo comportamento cambiava radicamente in presenza di Afrika.
Ciò mi ha confermato che il mio Nyal è un buon cane, ha un buon equilibrio e un buon carattere.
Per buon carattere non intendo un agnellino mansueto che si fa fare di tutto, ma un carattere dalla giusta tempra, non troppo sconsiderato ma nemmeno sottomesso all'uomo. Ma questa fu l'ennesima prova che il cane lupo cecoslovacco è diverso dagli altri cani, porta ancora un patrimonio genetico molto vicino al lupo, questo lo porta ad interagire ancora con i lupi anche se la loro comunicazione è comunuque una sorta di "dialetto".
Siamo noi che cerchiamo di modificarli a nostro piacimento o di plasmare la loro indole.
Afrika in particolare sotto molti aspetti è molo lupina, questo mi fa capire che probabilmente il suo odore è molto diverso da quello di Nyal e questo ha portato i lupi a comportarsi in altri modi.

Al recinto dei lupi polari solamente un lupo si è avvicinato al recinto, probabilmente era una sentinella.
Ci seguiva e puntava a vista. Nyal lo notò, ma non sembrò curarsene molto, era più impegnato ad osservare il gruppetto di persone che osservava incuriosito scattando fotografie a raffica.
Il lupo bianco ci seguì in tutti i nostri movimenti. Segnalò la presenza di Nyal a tutto il resto del branco con un ululato diverso dagli altri. Appurato che non era una minaccia, marcò il territorio e poi con due salti scomparve nel bosco.

Come consuetudine abbiamo fatto le nostre riflessioni.
Personalmente ritengo che non basta portare ai corsi o agli stage argomenti che hanno studiato altre persone, ma penso che sia importante portare la propria esperienza, vissuta sulla propria pelle.
Ci sono già troppi educatori/istruttori/consulenti cinofili in giro che vivono sulle esperienze fatte da altri, impartendo corsi o lezioni basandosi su dei libri o delle ricerche fatte da terzi.
Quando gli chiedi che cane hanno ti rispondono: "un carlino"
Io credo che solo portando il proprio lavoro la propria esperienza in prima persona ci fa crescere e ci da credibilità, ci arricchisce sotto tutti gli aspetti.
Werner Freund non si è limitato a scrivere dei libri a tenere stage, a farsi tanti bei soldini, come fanno molte persone oggi.
Di libri ne ha scritti pochissimi, eppure ha girato il mondo, non tiene nessuno stage, se vuoi parlare con lui devi alzare il sedere, andare fino a Merzig senza nemmeno essere sicuro di vederlo, lui parla solo tedesco con i visitatori, non si sforza nemmeno di venirti incontro parlando inglese o francese, devi saperti mettere in gioco. Perchè alla fine in tutte le cose è sempre quello che conta!
Non gli importa un fico secco del curriculum cinofilo che abbiamo o di quanti clc o ibridi o amercan wolfdog abbiamo, di quanto sono belli, di quanti campionati hanno concluso, delle discipline di lavoro che facciamo con loro, sinceramente penso che nella sua carriera militare abbia visto di meglio.
Eppure quando parla si mette in prima linea e parla in prima persona, parla di fatti che gli sono realmente accaduti e documentabili, senza citare fonti o bibliografie perchè le fonti alle quali attinge sono sè stesso e i suoi lupi. Non risponde con le parole che la gente vuole sentirsi dire, forse per questo che molti lo dipingono come scorbutico e animalesco.
Una cosa è certa: non sono i paroloni difficili con i quali si riempiono la bocca molte persone per essere più accattivanti, che fanno di noi dei cinofili esperti, perchè spesso dietro questo fiume di parole si nasconde tanta frustrazione, insicurezza e inesperienza. Oggi come oggi, dopo aver discusso diverse volte con Werner, dopo aver visto i lupi, ecc... posso dire che spesso la risposta giusta è quella più semplice, senza troppi giri di parole.

Per chi volesse maggiori informazioni sul nostro viaggio di Merzig, volesse sapere le nostre riflessioni e deduzioni, può iscriversi allo stage:


Vi lascio con qualche scatto del nostro viaggio