Translate

COPYRIGHT

AUTORE DI TESTI E IMMAGINI:
MARTINA VERZASCONI BARONCHELLI

È SEVERAMENTE VIETATO (231.1 LEGGE FEDERALE SUL DIRITTO D'AUTORE E SUI DIRITTI DI PROTEZIONE AFFINI) LEGGE SUL DIRITTO D'AUTORE (LDA) del 9 ottobre 1992
(Stato 1° gennaio 2011)
QUALSIASI TIPO DI RIPRODUZIONE INTERA O PARZIALE CON QUALSIASI MEZZO, SENZA IL CONSENSO PER ISCRITTO DA PARTE DELL'AUTORE E LA CITAZIONE DELLO STESSO.

11 ottobre 2021

Arrivederci Afrika!

Tratto da: www.stefanocattinelli.it

L'uomo e gli animali sono legati da un livello di comunicazione che non è di tipo mentale ma emozionale. Quello che per noi rappresenta il massimo della nostra evoluzione e cioè il pensiero, per gli animali è rappresentato dalla componente emozionale: gli animali vivono per sentire.

Durante il percorso nella vita che facciamo con il nostro animale, si manifesta una progressiva e rapida, fusione di emozioni

Tra i due, quelli che sperimentano una maggior varietà di emozioni e sentimenti siamo noi, l’animale si fonderà progressivamente all’interno della nostra “anima “, diventando come uno di quei filamenti biancastri che rendono l'arancia o un frutto compatto. O meglio, diventeranno un piccolo frutto all’interno del frutto principale.

Al momento della morte, quale delle due bucce viene coinvolta? Quella del frutto piccolo o quella del frutto grande? Quale componente emozionale prova dolore, la mia o la sua? E con l’eutanasia, quale dolore tento di eliminare, il mio o il suo?

il dolore che prova l’animale non è di tipo fisico ma di tipo emozionale. La sua componente emozionale dunque sente, perché, al contrario dei pensieri che servono per ragionare, le emozioni fanno parte del sentire, e poiché negli animali il pensiero non è una delle qualità più spiccate, gli animali non faranno altro che fare quello per il quale sono stati creati: il sentire. Cosa sentono gli animali in questo momento? Sentono se stessi e sentono chi gli sta vicino in quel momento. Sentire se stessi è facile, perché in loro, il sentire se stessi prende il nome di istinto, e cioè per istinto loro sono abituati a lasciarsi morire. Tra gli animali non esiste una mano con una siringa contenente un liquido mortale che subentra nel momento del bisogno per evitare le sofferenze. Non esistono scorciatoie per evitare questo passaggio obbligato.

Dunque l’istinto, agli animali, dice “ora lasciati andare; lascia che quello che deve avvenire avvenga”. Nell’ultimo atto la Natura, soprattutto se ci riferiamo ai carnivori, ai predatori come il cane e il gatto, non ha previsto il dolore.
Allora se l’animale prova dolore non è dolore emozionale legato all’evento in sé, perché in questo atto, essendo uguale alla nascita e quindi rappresentando la fine di un naturale processo, non è contemplato il dolore, allora da dove nasce la possibilità di sperimentare questo dolore?

L’animale è un piccolo frutto dentro un frutto più grande, dove il frutto più grande, ovviamente siamo noi. Quello più piccolo occupa un posto all’interno di quello più grande. Occupa un posto fisico. Quando l’animale muore questo posto che occupava da molti anni, rimane vuoto. La separazione di questo piccolo arancio, provoca una ferita in noi, che corrisponde al posto occupato precedentemente dall’animale. La ferita provoca dolore. Ovviamente il dolore che noi proviamo non è fisico, ma emozionale.

Accade dunque che prima di arrivare all’evento finale, di solito si passa attraverso a tutta una serie di sforzi terapeutici per tentare di guarire il nostro animale. Questi tentativi possono durare da qualche giorno a parecchie settimane. Durante questo percorso noi speriamo, o addirittura siamo fermamente convinti, che i farmaci che gli stiamo dando svolgeranno il loro compito e l’animale si salverà. Qualche volta questo accade, ovviamente dipende dal problema, altre volte, soprattutto se l’animale è anziano, no.

Esattamente qui sta tutto il nocciolo della questione, l’ago dell’intera sofferenza animale, ovvero se decidiamo di far soffrire il nostro animale, perché non abbiamo compreso quello che sta accadendo, o decidiamo di non farlo soffrire, delegando la nostra libertà interiore a qualche farmaco che impedisce alla nostra interiorità di esercitare la funzione per la quale è nata: sperimentare il mondo emozionale.

Come sempre esiste una terza via ed è la via della sperimentazione cosciente, e cioè sentire quello che sta accadendo, come fanno gli animali, e modificare con amore la rotta. Dal dolore all’accettazione della morte. Questo ci richiede di fare l’animale che vive con noi. Ce lo richiede perché vuole morire serenamente, come la Natura gli ha insegnato a fare, e perché ha delegato a noi la scelta del luogo e del momento più opportuno.

Il più delle volte, però, questa opportunità non gli viene concessa, perché essendo parte di noi, è legato indissolubilmente alle nostre emozioni, alla nostra paura nel vivere il dolore, alla poca fiducia che abbiamo nel donargli il più grande regalo di tutta la sua vita e alla nostra inadeguatezza a vivere consapevolmente tale evento.

La persona deve sentire, come fanno gli animali, quando non c’è più niente da fare, deve sentire che sospendere le terapie è la scelta più consona affinché l’animale possa riacquistare la sua libertà. E per ultimo deve, dentro di sé, trasformare il dolore in ringraziamento. Questo non significa assolutamente reprimere il dolore. Non significa fare finta che non esista o evitare di piangere, perché lui lo sente e dentro di sé sperimenterà una lacerazione incontenibile.

L’animale sente il nostro dolore, e lo accetta, come manifestazione del nostro vissuto emozionale, ma l’animale sente anche il nostro sentimento di ringraziamento, e di questo ha maggiormente bisogno nel vivere questa transizione. Il dolore lo trattiene, il ringraziamento lo lascia andare.

Conclusioni

Come si fa a capire se questa esperienza è stata vissuta secondo una sperimentazione cosciente? Se la persona dice: “Non prenderò mai più un cane (o un gatto), ho sofferto troppo”, vuol dire che si è immedesimata per troppo tempo in questa posizione; per troppo tempo è rimasta fissa sul suo dolore e non ha sentito quello che accadeva intorno a sé.

Nella fase terminale di accompagnamento di un animale verso la morte viene richiesta una certa velocità di elaborazione, una certa duttilità nello sperimentare nuovi passaggi interiori, perché l’animale aspetta che noi li facciamo per morire serenamente. Il tempo e le modalità nelle quali si svolgerà tale evento dipenderanno esclusivamente da noi, dalla nostra abilità nel metterci in gioco.

Penso che per amore nei confronti del nostro animale valga la pena tentare di vincere quelle piccole resistenze che ci ancorano a quel modo di essere che ci tiene lontani dalla dimensione animale nella sua completezza. Penso che per concludere un rapporto d’amore non ci voglia altro che amore e per ringraziare bisogna riconoscere. Per riconoscere bisogna, ancora una volta, amare.

Quello che segue è un mio pensiero personale.

Parto con la premessa che non esiste nessun ponte dell'arcobaleno, quindi vi prego di non commentare questo post o il video sui social con la frase:  “buon ponte” perchè mi farà ancora più male. Ponti, paradisi per gli animali ecc... sono invenzioni umane che ci raccontiamo per stare meglio, per rendere il tutto meno doloroso. La realtà è che rimane un grande Buco Nero (come direbbero i miei figli) alla loro dipartita.
Quando prendiamo un cucciolo o un animale dentro di noi siamo convinti di mettere in conto, che prima o poi se ne andrà. Ma la realtà è che non siamo mai pronti a questo momento. Pensiamo che capiterà tra molto tempo, e invece il tempo è spietato in questo senso, il momento arriva così presto.
Afrika se ne è andata. È partita sabato 9 ottobre alle 18 30 a casa nostra. Si è spenta tra le mie braccia e quelle di Davide, circondata dai bambini, dal suo compagno di avventure Nyal. Ha deciso lei quando e in qualche modo loro sanno quando arriva il momento. La morte è un momento importante che porta grandi insegnamenti e dobbiamo essere pronti ad accoglierlo e successivamente comprenderlo.

Ho trascorso un mese a piangere e a disperarmi per la sua imminente partenza. Mi sono chiesta se avessi potuto fare di più per lei. Se mi fossi accorta prima, se avessi trascorso più tempo con lei ecc... Ho pianto tutte le mie lacrime, in mezzo alla disperazione più totale ho pensato di seguirla in qualche modo. Ho pensato a come poterla salvare, ho pensato quanto fosse ingiusto il fatto che loro se ne vanno prima di noi. Mi sarebbe persino piaciuto ripartire i nostri anni di vita tra me e loro.

Afrika era un cane dalla forza d'animo straordinaria. L'ho amata tantissimo la mia Afrika, insieme abbiamo vissuto tantissime avventure, mi ha dato tante soddisfazioni, ma soprattutto lei era il mio alter ego. L'ho amata in modo così viscerale e profondo che la sua scomparsa mi brucia l'anima. Mi fa stare così male non averla più qui.
L'ho amata così tanto che ho pensato di non volere mai più avere un animale in vita mia per non rivivere questo dolore. Il pensiero di dover provare in futuro questi sentimenti mi rende ancora più triste. Sono persino arrivata a rimpiangere il giorno che ho deciso di camminare con i miei lupi.

Poi ho capito che la mia amarezza era dovuta al fatto che avrei voluto più tempo! Ma qualsiasi cosa avessi fatto sarebbe stato del tempo guadagnato per me e non per lei.
Poi ho riflettuto sui nostri 12 anni trascorsi insieme, e la primissima cosa che mi è venuta in mente è stata un frase che disse Madre Maria Teresa di Calcutta: „Quello che facciamo è soltanto una goccia nell'oceano. Ma se non ci fosse quella goccia all'oceano mancherebbe.“

Se la nostra vita fosse paragonata a un oceano, la presenza di Afrika in essa è stata una goccia, ma senza quella goccia nella nostra vita sarebbe mancato qualcosa.

Mi sono accorta di quanto ero stata felice e fortunata averla con me di quanto amore ho dato e ricevuto. Ho cercato così di trasformare il dolore che provavo per la sua perdita, in gratitudine per ciò che ci ha dato.

Ho scoperto di avere così tanto amore per questa razza e per gli animali, che non chiuderò mai il mio cuore, perché ciò che ci regalano nel poco tempo che gli è concesso è meraviglioso e supera di gran lunga il dolore che proviamo dopo. Il dolore emotivo è unicamente un sentimento umano. Gli animali nascono, vivono e muoiono, non si pongono quesiti in tal senso.


So che un giorno la rivedrò, so tornerà prendere il suo compagno Nyal quando sarà il momento.

Non le chiedo di aspettarmi né di venirmi a prendere quando sarà la mia ora, perché so che Afrika è superiore e ha procrastinato abbastanza su questa terra.

Lei mi aspetterà nel nostro posto, dove aspetterà anche i figli del male, per dargli una ripassata e dove attenderà che tutti gli affetti della nostra famiglia si ricongiungeranno.


Quando è partita Afrika ha portato con sé un pezzetto dei nostri cuori e solo quando saremo di nuovo tutti insieme, e il nostro cuore tornerà di nuovo integro, potremo proseguire il nostro viaggio insieme per sempre.
Afrika non smetterà mai di mancarmi e non riuscirò mai a smettere di cercarla. 





Afri, ti cercherò in ogni fiume, dietro ogni sasso e pianta, dentro i boschi, ti cercherò in ogni cosa bella che farò o ci capiterà, e in ogni passeggiata mi girerò per cercarti o chiamarti, e piangerò quando non ti vedrò arrivare.
Ti cercherò in mezzo a una rissa per cani sperando di scorgerti mentre dai una man di botte a tutti.
Per quanto riguarda i figli del male ormai ho capito non c'è rimedio, non c'è trucco  inganno per tenerli a bada :), li terrò così :) per la missione “caniminchia” non preoccuparti, Arya proseguirà ciò che tu hai cominciato. 


Ti amo tantissimo Afrika! Arrivederci Luporka






Nessun commento:

Posta un commento